Donne che corrono coi lupi (2023) by Clarissa Pinkola Estés

Donne che corrono coi lupi (2023) by Clarissa Pinkola Estés

autore:Clarissa Pinkola Estés
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Psicologia- Studi Femminili-Psicologia dello Spirito
ISBN: 9788868363338
editore: Frassinelli
pubblicato: 2023-04-26T22:00:00+00:00


L’uomo solitario

In una storia di fondo simile a questa, è una donna vera e propria ad attrarre un uomo-capodoglio e a indurlo a unirsi a lei rubandogli la pinna. In altri racconti la prole è talvolta una bambina, e talvolta un bambino-pesce. E talvolta il vecchio in mare è una venerabile vecchia. Poiché tanti sono gli scambi di genere nelle varie storie, la mascolinità e la femminilità dei personaggi sono molto meno importanti del processo descritto.

In questo spirito, immaginiamo che l’uomo solitario che ruba la pelle di foca rappresenti l’Io della psiche femminile. La salute dell’Io è spesso determinata dalla precisione con cui si misurano i confini del mondo esterno, dalla forza con cui si è formata la propria identità, dalla capacità di differenziare passato, presente e futuro e dalla maggiore o minore coincidenza delle proprie percezioni con la realtà consensuale. È un motivo eterno nella psiche umana quello della gara tra io e anima per il controllo della forza vitale. All’inizio, l’Io, con i suoi appetiti, spesso prevale; è sempre lì a cucinare qualcosa che ha un odorino davvero invitante. L’Io ha in quel periodo la forza dei muscoli, e relega l’anima ai lavori di bassa cucina.

Ma a un certo punto, intorno ai vent’anni, o ai trenta, o più spesso ai quaranta, sebbene certe donne non siano veramente pronte che intorno ai cinquanta, o ai sessanta o addirittura ai settanta o ottant’anni, finalmente lasciamo che sia l’anima a prevalere. Il potere passa dalle cianfrusaglie e dalle frivolezze alla pienezza dell’anima. E sebbene l’anima non assuma il comando uccidendo l’Io, l’Io viene retrocesso, gli viene assegnato un incarico diverso nella psiche, essenzialmente di sottomettersi agli interessi dell’anima.

Fin dalla nascita esiste in noi un bisogno imperioso e selvaggio che vuole che sia l’anima a guidare la nostra vita, perché l’Io può comprendere un tanto, e nulla di più. Immaginiamo l’Io legato costantemente a un guinzaglio relativamente corto; solo per quel tratto può addentrarsi nei misteri della vita e dello spirito. Di solito, si spaura. Ha la cattiva abitudine di ridurre la numinosità a un «nient’altro che». Vuole fatti percettibili. È raro che prove di natura sentimentale o mistica siano accettate dall’Io. Ecco perché l’Io è solo. È molto limitato nei suoi costrutti in questo senso, non può partecipare appieno ai più misteriosi processi dell’anima e della psiche. Eppure l’uomo solitario desidera l’anima, vagamente riconosce le cose selvagge e ricche d’anima quando sono nelle vicinanze.

Alcuni usano le parole anima e spirito in modo intercambiabile. Nelle favole, invece, l’anima è sempre il pro-ginitore e il progenitore dello spirito. Nell’ermeneutica arcana lo spirito è un essere nato dall’anima. Lo spirito eredita o s’incarna nella materia per raccogliere notizie sui modi del mondo e riportarli all’anima. Quando non subentrano interferenze, la relazione tra anima e spirito è di perfetta simmetria: si arricchiscono reciprocamente. Insieme, anima e spirito formano un’ecologia, come in uno stagno in cui le creature sul fondo nutrono quelle in superficie e quelle in superficie nutrono quelle sul fondo.

Nella psicologia junghiana l’Io è spesso descritto come un isolotto di consapevolezza che fluttua nel mare dell’inconsapevolezza.



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